Serie tv consigliate per studenti: la nostra top ten
Serie tv consigliate per studenti? Sì, perché non siete robot e nessuno vuole che voi lo siate. Le tecniche del processo di apprendimento sono molteplici ma tutte dimostrano che è essenziale saper alternare tempi di forte pressione psicologica a tempi di relax assoluto. Come un bicipite che deve sollevare pesi e poi staccare, così il cervello, per fissare a pieno i concetti di una precisa materia, deve avere i suoi break. La scelta di quali darsi è tutt’altro che semplice perché dovete ponderare il tutto col non esagerare. Se, infatti, staccate troppo, rischiate di perdere completamente il filo e, quindi, la concentrazione. Se non vi date ossigeno, invece, rischiate il collasso. Nel mezzo ci sono tutte quelle attività culturali ricreative in cui la testa rompe con le fatiche ma rimane comunque attiva. Guardare qualcosa di stimolante al piccolo schermo è una delle punte di diamante di questa possibilità. Ecco una guida che vi chiarirà un poi le idee su quel che c’è sul momento sul mercato ma anche su come tutto il discorso sia inserito in un contesto più ampio. Curiosi? Buona lettura.
Serie tv consigliate per studenti? Un ottimo modo per farvi lavorare anche al riposo. Alcune possono raccontarvi in modo fattivo quello che state studiando. Altre vi possono portare via con la fantasia e fare il pieno di energia positiva per ritrovare il giusto slancio. L’offerta è davvero ampia ma di certo, stando a quello che scrivono i b.og specializzati e la gente sui social, ecco la lista dei titoli del momento da non perdere:
- “13 reasons why“, di Netflix, che racconta gli ultimi giorni di vita di una ragazza che si toglie la vita in quanto vittima del bullismo scolastico. E’ una storia forte ma importante che può insegnare tanto ai giovanissimi ma anche ai loro genitori, spesso troppo distratti su temi così importanti;
- “The Good Wife“, ben 7 stagioni sulla vita dell’avvocatessa Alcia Florrick tornata a lavorare dopo aver fatto per 13 anni la mamma. Anche se il sistema giudiziario americano è molto diverso dal nostro, usa terminologie specifiche e presenta casi dettagliati che possono essere molto apprezzati da chi sta studiando Giurisprudenza;
- “The End of the Fucking World“, successo del momento di Netflix che narra le vicende di due giovani allo sbando. Novelli Bonnie e Clyde, sono millenials lasciati ai loro vuoti e in mezzo ad un mondo impazzito dove nessuno è quello che sembra;
- “Manhunter: Unabomber“, miniserie con Paul Bethany nella parte di Theodore “Ted” Kaczynski, matematico ed ex docente universitario che prepara e spedisce bombe. Sulle sue tracce profiler con addosso la divisa dell’agente dell’FBI Jim “Fitz” Fitzgerald. Nel cast anche Chris Noth. Kevin Spacey, invece, c’è come produttore esecutivo;
- “Atypical“, otto puntate sul diciottenne Sam (Keir Gilchrist) affetto da sindrome dello spettro autistico, impegnato alla scoperta di se stesso e del mondo, ragazze comprese. Il problema, in questa commedia, è essere amati e normali e capire cosa significa. Nel cast, nei panni della mamma c’è Jennifer Jason Leigh (anche produttrice), mentre il papà è Michael Rapaport;
- “The Defenders“, serie tv che riunisce i protagonisti delle precedenti serie Marvel Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist, circondati da buona parte dei personaggi che li hanno affiancati in ciascuna. Si tratta di una miniserie crossover che segue quattro supereroi piuttosto solitari che scoprono di essere più forti insieme e hanno un unico obiettivo: salvare New York. Nel cast Charlie Cox, Krysten Ritter, Mike Colter e Finn Jones e Sigourney Weaver nella parte della cattiva;
- “The Tick“, è un gioiellino di Amazon in cui Tick è un supereroe creato dal disegnatore Ben Edlund nel 1986 e diventato popolare nel corso degli anni. La nuova serie è il remake dell’omonima comedy sempre di Ben Edlund in onda su Fox con nove episodi tra il 2001 e 2002, che era a sua volta un adattamento dell’omonimo fumetto. Dentro la tuta blu c’è l’attore britannico Peter Serafinowitz che affronta con ironia il ruolo di supereroe, blu, debole, ma piuttosto invincibile, con un quoziente intellettivo minimo, ma un grande cuore;
- “The Handmaid’s Tale“, è un titolo davvero controverso. Dopo aver fatto tanto parlare di sé soprattutto negli Usa, grazie all’avvento e allo stile di Donald Trump alla Casa Bianca, e dopo aver riportato alla ribalta il romanzo distopico di Margaret Atwood, “Il racconto dell’ancella”, pubblicato nel 1985, la serie tv approda anche in versione italiana su Tim Vision. Siamo negli Stati Uniti del futuro, nella società di Gilead, governata da un’élite misogina e dal suo Comandante (John Fiennes) che tiene tutto sotto controllo e rende schiave le poche donne rimaste fertili per assicurare eredi al mondo. Una delle ancelle è Difred (Elizabeth Moss, la Peggy Olson di Mad Men) che vuole sopravvivere per ritrovare sua figlia.
Il successo di Netflix in Italia
La nascita della televisione in Italia risale al 3 gennaio 1954. Eravamo un paese ignorante ed analfabeta ed avevamo un solo canale monopolista che univa la patria ed insegnava qualcosa alla popolazione. Il peso che ha avuto nel nostro DNA la trasmissione del Maestro Manzi “Non è mai troppo tardi” è lo specchietto di tutto. Ora, a dieci anni dall’arrivo del nuovo millennio, una nuova rivoluzione dell’intrattenimento culturale è in atto.
Il successo di Netflix in Italia non è un bene solo per il magnate Murdoch ma anche per la fruizione culturale dei Millenials. Anche noi, finalmente, dimostriamo due cose:
- abbiamo bisogno di una proposta customizzata e non generalista e poco attraente;
- sfruttiamo la lunghezza medio-bassa delle serie tv e il fatto di poterle vedere quando lo si ritiene più comodo per incastrare questo aspetto all’interno di un’intera vita frenetica.
Come funziona Netflix? Ci si abbona con carta di credito (circa 10 euro al mese) e si può uscire quando si vuole con un solo click (addio alle raccomandate e ai moduli). Si accede così ad un archivio immenso di film, documentario, serie tv e cartoni animati. La peculiarità non è solo quanta roba c’è ma quanta in più esiste “originale”. La casa di produzione australiana, infatti, produce contenuti in proprio e in esclusiva per cui alcuni titoli si possono seguire solo con un abbonamento preciso.
Serie tv americane
La ragione per cui le serie tv americane sono così avanti rispetto a noi è che il successo della tv via cavo negli Stati Uniti è da far risalire addirittura negli anni ottanta. Capirete da soli che il pubblico è stato educato 30 anni più di noi a scegliere e, quindi, a pretendere una qualità altissima. Se da noi, per fare un esempio concreto, il Maurizio Costanzo Show era un ottimo talk-show ma quasi l’unico nel suo genere, nel paese dei cow-boy l’offerta in tal senso era già amplissima.
Molti attori di Hollywood, poi, hanno capito le potenzialità della serie televisiva analizzando la fruizione frazionaria della società moderna. Vogliamo tutto e lo vogliamo quando decidiamo noi. Sapere, infatti, di potersi vedere 12 episodi di fila o solo uno e poi andare a letto è un lusso scoperto il quale nessuno vuole tornare indietro. Non è più tempo delle attese e non è più tempo per la tv generalista. Ognuno ha i propri gusti e li esercita anche in questo modo. Ecco perché la funzione “suggerimento” che usano Netflix ed Amazon è molto amata.
Come funziona? In base alla scelta dei titoli da guardare, un algoritmo vi propone prodotti simili dandovi così modo di continuare a trascorrere ore felici ma anche di esplorare universi che, altrimenti, avreste ignorato del tutto. Chi ha seguito “Narcos”, pluripremiata ed amata serie Netflix su Pablo Escobar, probabilmente non rimarrà indifferente alla visione di “Breaking Bad”, in cui un misero professore di chimica diventa il boss del mercato delle meta-anfetamine della sua città.
Le fiction da vedere
Alcuni sostengono che “serie tv” e “fiction” siano sinonimi. In parte è vero ma è uso comune affidare alla produzione statunitense il primo termine e a quella nostrana il secondo. Non c’è nulla di dispregiativo e la qualità anche in Italia è salita di molto. Se prima, infatti, fare tv per un attore era disdicevole e un ripiego rispetto al cinema, col tempo ci siamo settati su quel che fanno a New York. Là Nicole Kidman non ha avuto nessuna remora ad accettare un ruolo in “Big Little Lies”, tra l’altra pluripremiato prodotto del piccolo schermo.
Da noi s’è iniziato con “Tutti pazzi per amore”, realizzata da Rai Fiction e in onda per 3 stagioni. Attori come Francesca Inaudi, Stefania Rocca, Emilio Solfrizzi e Neri Marcorè hanno per primi aperto le porte alla qualità regalando numeri di ascolti da capogiro e possibilità per una nuova offerta culturale della televisione italiana.
Al momento le fiction da vedere se state sui libri all’università sono:
- “E’ arrivata la felicità”, con Claudio Santamaria, Claudia Pandolfi, Alessandro Rojas e molti altri nomi importanti;
- “Don Matteo”, con la coppia Terence Hill e Nino Frassica ormai iper rodata;
- “La Linea Verticale”, con Valerio Mastandera e Greta Scarano sulla vita in corsia di ospedale;
- “Braccialetti rossi”, sui ricoveri dei bambini gravi;
- “Fabrizio De Andrè”, istruttiva biografia del grande cantautore interpretato magistralmente da Luca Marinetti.
La gestione del tempo libero da studente
La ragione per cui abbiamo dedicato una guida intera alle serie tv consigliate per studenti è che dovete capire quanto prima l’importanza della gestione del tempo libero da studente. Cioè dovete capire che la testa è un muscolo e che, in quanto tale, va gestita al meglio e cioè con sessioni di duro allenamento ma anche sessioni di riposo mirato. Ogni sportivo lo sa ma lo sapete anche voi all’università?
Una prova della vanità di quanto appena detto è la teoria di apprendimento del pomodoro. In cosa consiste? Raccontandone la sua genesi se ne capirà anche la natura. Negli anni sessanta un giovane Francesco Cirillo stava cercando di imparare qualcosa sui libri ma senza successo. Aveva seri problemi di concentrazione. Sfruttando un timer da cucina a forma di pomodoro (da cui il nome) di proprietà della mamma, iniziò a darsi precisi tempi di studio durante i quali erano proibite distrazioni di sorta. Prima 10 minuti, poi 15 e via via fino a 60 minuti filati, la mente dell’italiano iniziò a prendere dimestichezza con l’apprendimento e, alla fine, imparò a carpire durante lo studio e a ricaricare le pile tra una pausa e l’altra. Essere concentrati è una cosa da imparare.
Il successo della tecnica del pomodoro anche nel mondo aziendale arrivò negli anni settanta ed ottanta, quando questi primi rudimenti di produttività furono limati e migliorati nel settore precipuo. Ora il concetto di break è parte integrante inamovibile della fase intera.
Ma quante serie tv consigliate per studenti ci sono? Tante e tante altre molti di voi si sentiranno di certo di sottolinearcele. Perché, in questo momento storico, la produzione in questo senso è ai massimi livelli e, soprattutto, perché subentra anche un discorso di gusto soggettivo e rispettabile da tenere a mente. Rimane, al netto di tutto questo discorso, però, il fatto che studiare significhi anche sapersi dare delle pause e che i consigli in merito, ancora più dettagliati, li prenderete leggendo con continuità tutti gli articoli che ogni giorno pubblichiamo nel blog accademico di Imperia. E poi? E poi potrete sapere tanto altro facendoci domande precise (e senza filtri, tanto non abbiamo timori) attraverso il nostro form informativo. Siamo qua per rispondervi.